IL senso poetico della forma. Cézanne e Morandi in mostra alla Fondazione Magnani-Rocca. Beniamino Vizzini su Tracce Cahiers d'Art

IL senso poetico della forma
Sulla mostra "Cézanne/Morandi. La pittura è essenziale"
alla Fondazione Magnani-Rocca

di Beniamino Vizzini, 20 luglio 2017


Paul Cézanne "Baigneurs", 1890 - '94, olio su tela
Ⓒ The State Pushkin Museum of Fine Arts, Mosca

Più volte, e in occasioni diverse, siamo tornati, come ad un appuntamento consueto, eppur sempre insolito e coinvolgente, ad occuparci delle mostre che si sono tenute alla Villa dei Capolavori, sede della Fondazione Magnani-Rocca di Mamiano di Traversetolo presso Parma, ed anche questa volta ritorniamo volentieri al nostro ormai abituale rendez-vous segnalando il riallestimento, in tre sale al piano superiore della villa, della mostra avvenuta nel 1983 “Da Cézanne a Morandi e oltre”, predisposta allora nella villa di Mamiano ancora abitata dal collezionista.
 
L’esposizione “Cézanne / Morandi. La pittura è essenziale” ha aperto il 22 aprile 2017 e dura fino al 10 settembre 2017. Si tratta di una mostra focus concentrata sul confronto tra Cézanne e Morandi a cura dell’eccellente storico dell’arte Stefano Roffi e dalla quale si trae il sentimento della solenne solidità delle forme sottese alle più semplici e talvolta, persino, insignificanti apparenze della realtà fenomenica.

Paul Cézanne e Giorgio Morandi furono entrambi scelti da Luigi Magnani, l’artefice della Fondazione Magnani-Rocca, come fondamentali presenze, per la sua collezione d’arte privata, in virtù d’una concezione estetica che si esplicita in affermazioni come questa: “Ciò che mi affascina è la forma, tanto è vero che tra i moderni ho scelto Cézanne e Morandi, che non hanno nessun contenuto”. 


Giorgio Morandi "Natura morta con frutta", 1927, olio su tela

Due grandi solitari maestri di un’arte antimoderna nel cuore della modernità, i quali hanno insegnato che la forma, e soltanto la forma nel suo senso più classico di intima armonia e proporzione, costituisce il vero contenuto della pittura, sebbene ora non sia concepita attraverso la linearità del disegno e il chiaroscuro, quanto con le tonalità del colore e i contrasti di luce. Il senso classico della forma da canone oggettivo diviene esperienza di una soggettività che si converte in puro specchio dell’oggetto fino al punto da ri-presentarcelo nella sua essenza più autentica e sostanziale. 

Le nature morte di Cézanne e Morandi ne costituiscono la prova suprema ed esemplare. Quel che esse hanno in comune è senz’altro la perfetta unità (e unicità) della forma resa, quasi con miracolosa spontaneità intuitiva, ancorchè frutto di un lungo e meticoloso studio, dalla composizione pittorica dominata da un fortissimo sentimento interiore dello spazio. 

Infatti, non sono tanto i pochi singoli elementi rappresentati come frutta, tazze, piatti, ripiani, a comporre insieme lo spazio, peraltro semiastratto, della scena quanto, invece, è lo spazio stesso o meglio, una potente intuizione unitaria dello spazio, a porsi come ordinatore dei volumi e delle presenze. L’effetto rasserenante di semplicità poetica, creato da una costruzione spaziale soggettiva e complessa e, da un’altrettanto soggettiva percezione degli oggetti sottolineano l’atteggiamento principalmente pittorico dei due paradigmatici artisti, prescelti dal colto e raffinato collezionista Luigi Magnani. 


Paul Cézanne "Tasse et plat de cerises", circa 1890

Significativa sintesi di tale suprematismo della forma si manifesta in un’opera di Paul Cézanne appartenente al famoso ciclo dei Bagnanti, “Baigneurs” del 1890 - '94, conservata al Museo Puskin di Mosca che, per la prima volta in Italia, arriva alla Villa dei Capolavori. 

In questa opera Cézanne raggiunge uno dei vertici cui aspira l’ostinata ricerca dei suoi ultimi anni, tendere all’evocazione della fantasia profonda dell’idillio arcadico nell’assolutezza di una fusione completa tra le figure umane e il paesaggio. Lo spazio qui sembra formare un ordinamento architettonico-monumentale, dove elementi umani e paesaggistici vengono trattati senza distinzioni, se non quelle che non siano strettamente funzionali a discernere le diverse parti (corpi, alberi, vegetazione) di una sorta di architettura comune. Cézanne inoltre non tralascia echi e rimandi alla tradizione, da quella francese di impianto classicistico-monumentale di Poussin a quella rinascimentale italiana: le due figure centrali di schiena, che par siano atteggiate a colonne che sorreggano una struttura, sarebbero infatti ispirate ai disegni dei grandi artisti del Rinascimento italiano. 

Segno evidente di una soggettività dell’arte moderna che torna, in tutta la sua integrità, a rivelarsi nelle silenziose forme delle nature morte e dei paesi o paesaggi viventi nel magico magistero dell’arte di Giorgio Morandi, la quale non ha ancora interrotto il suo assiduo dialogo con la sapienza poetica delle civiltà del passato. 

Cézanne, Morandi ancora sapevano ciò che oggi la cosiddetta arte contemporanea non riconosce più, ciò che invece un cultore appassionato dell’arte come il collezionista Luigi Magnani aveva perfettamente inteso, ovvero che “il mondo dei fenomeni” non è il mondo dipinto, il quale altro non è che un mondo contemplato in stato di grazia, “specchio di una verità più alta e segreta”.

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