L'Apocalisse secondo Enrico Baj al Palazzo Leone da Perego / MA*GA di Legnano (Milano)

L'Apocalisse secondo Enrico Baj
Al Palazzo Leone da Perego / MAGA di Legnano


di Beniamino Vizzini, 6 novembre 2016


Enrico Baj "Guernica d'après Picasso", 1984, acquaforte e acquatinta a colori, cm 60x100

Dopo la retrospettiva di Enrico Baj recentemente tenuta ad Aosta, Palazzo Leone da Perego / MA*GA di Legnano (Milano) ospita, dal 6 novembre 2016 al 26 febbraio 2017, la mostra “Mirabili mostri. L’Apocalisse secondo Baj”. La rassegna, curata da Emma Zanella, Roberta Cerini Baj e Chiara Gatti, organizzata in collaborazione con la Fondazione Marconi di Milano e l’Archivio Baj di Vergiate (Varese), rientra a pieno titolo nella linea espositiva del Polo museale dell’alto milanese per l’arte contemporanea che unisce in un unico progetto culturale le due sedi del MA*GA di Gallarate e il Palazzo Leone da Perego di Legnano, focalizzandosi sui grandi artisti di area lombarda.



Enrico Baj "Cacacazzo", 1978, cm 218 x 200

L’esposizione legnanese approfondisce un importante capitolo nella vicenda creativa del grande patafisico dell’arte italiana contemporanea ovvero, si concentra sul ciclo narrativo costituito dall’Apocalisse, un work in progress e un’installazione di grandi dimensioni realizzata a cavallo tra gli anni settanta e ottanta.

Apocalisse significa scoperta o disvelamento e richiama, in particolare, una visione dominata da un diffuso senso di tragedia o di catastrofe: l’Apocalisse di Enrico Baj è la rivelazione funesta di un tempo esiziale, lo svelamento della nostra contemporaneità come d’una condizione precipitata nell’abisso di un’orgia babelica prodotta dall’invasione di “ultracorpi”, di ibridi e di alieni defecati dall’ano infernale di quell’organismo vorace e insaziabile che è la società dei consumi e che rischia di restarvi fagocitato per sempre. 


Enrico Baj "Mangiagiduglie", 1983, cm 215 x 118

Enrico Baj mette in fila, uno dopo l’altro, tutta una serie di mostri, tra cui primeggiano cazziritticannibalmangiabambini, mangiagiduglie, cacacazzi, diavoli cornuti, culdifica, leviatani e animali chimerici e grotteschi quali premonitori di una Apocalisse ecologica. Teratogenesi fantastica dedotta da una fantasia maligna di cui, però, si prende gioco l’immaginazione irriverente dell’artista al medesimo modo del mimetismo ludico-infantile, come quando la vita seriosa degli adulti si rivela agli occhi di un bambino. 

L’Apocalisse di Enrico Baj strappa il velo alla rappresentazione autocelebrativa di un mondo fin troppo oppresso da orrori, follie e violenze d’ogni genere, al pari dell’indimenticato suo gesto, beffardo e dissacratore, che aveva saputo denudare e denunciare la tronfia vanagloria dei Generali quali simboli del potere più necrofilo e più scellerato che vi sia, il potere di scatenare le guerre che alle coscienze narcotizzate dell’oggi vengono soavemente raccontate come doverose e umanitarie “missioni di pace”.

Enrico Baj fu artista e anarchico. Per lui l’arte non fu mai speculativo gioco di mercato, bensì impegno etico in un gioco di libertà non condizionata da interessi, da conformismi e da autocensure varie, ma sempre anarchica, appunto, ovvero priva di principi pregiudiziali, pronta a rimettersi in gioco ogni volta che il destino dell’arte fosse stato messo in pericolo dalle estrinsecazioni dell’orrore contemporaneo. 


Enrico Baj, Piccolo Pinelli, 1972, acrilici e collage su tavola, cm 58 x 120


Storia dell'Apocalisse di Baj
di Roberta Cerini Baj, curatrice della mostra


Nell’autunno del 1978, Baj iniziò l’Apocalisse: in studio sagome in legno di svariate forme e misure, stesi sul prato lunghi teli riempiti di macchie e colature a dripping

Marzo 1979: allo Studio Marconi di Milano la prima esposizione dell’Apocalisse sui tre piani della galleria, che, quali gironi danteschi, presentavano rispettivamente: le macchie nere e gli incubi generati dal sonno della ragione; la premonizione e l’attesa, in cui già i mostri si preannunciano a una folla in fuga; infine l’Apocalisse vera e propria, dove i mostri dominano su facce stravolte. Uscì una pubblicazione sull’opera a cura di Umberto Eco. 

1° maggio 1982: inaugurazione della mostra di Baj I grandi quadri a Mantova nel Palazzo della Ragione. In fondo all’immensa sala medievale l’Apocalisse, tutta raccolta su una parete, trionfava salendo verso l’alto; al suo opposto I funerali dell’anarchico Pinelli usciva dall’ombra in tutta la sua drammaticità. L’aspetto teatrale delle opere di Baj era così straordinariamente sottolineato. Durante l’inaugurazione il poeta Edoardo Sanguineti lesse il suo Alfabeto Apocalittico, composto per l’occasione.
 

Enrico Baj "La sirena dell'isola di Patmos", 1983, cm 165 x 110

Tre anni più tardi l’Apocalisse volò a Miami, per la mostra General Crisis, al Center for the Fine Arts, L’accompagnavano come già a Mantova, altri grandi quadri e si era nel frattempo arricchita di nuovi teli e nuove sagome. 

Dicembre 1993 in una vasta antologica alla Pinacoteca Comunale Casa Rusca di Locarno, l’Apocalisse, allestita nel cortile della Pinacoteca, all’esterno delle sale fino al secondo piano, offriva allo spettatore dal basso una visione d’insieme, mentre visitando la mostra se ne osservavano da vicino le sagome lungo il percorso. 

L’Institut Mathildenhöhe di Darmstadt dedicò a Baj nell’ottobre 1995 una retrospettiva incentrata in particolare sulle opere di impegno civile: tra cui l’Apocalisse. 

Nel maggio 2001 l’Apocalisse tornò in Germania, nella Städtische Galerie di Erlangen. In questa installazione furono inseriti alcuni teli ispirati al mito di Gilgameš, realizzati tra il 1999 e il 2001. 

Autunno 2001: grande retrospettiva al palazzo delle Esposizioni di Roma, comprendente circa duecento opere: l’Apocalisse fu montata su un’unica parete molto alta, con una scala sottostante. L’effetto scenografico era straordinario. 

Nel 2003 l’Apocalisse fu presentata alla Fondazione Mudima: occupava in questo caso varie sale su due piani e nel 2008 nel Chiostro di Sant’Agostino a Pietrasanta, riprendendo il montaggio in tre parti, come nella prima installazione. 

L’ultima presentazione la scorsa estate, nella mostra Baj, l’invasione degli ultracorpi al museo Archeologico di Aosta. L’attuale esposizione a Legnano ne approfondisce alcuni aspetti, avvalendosi dell’aggiunta di sagome e teli. 

Nel percorso artistico di Baj l’Apocalisse costituisce una sorta di compendio delle precedenti esperienze, dal periodo nucleare fino ai Funerali dell’anarchico Pinelli, attraverso la rivisitazione di Picasso. Quasi del tutto assente il collage nella realizzazione delle figure, è essa stessa un grande collage in cui la possibilità di variare il montaggio delle parti accentua da un lato il gioco combinatorio, dall’altro l’aspetto teatrale, già presente nelle opere maggiori. 

A partire dall’Apocalisse inoltre l’attenzione di Baj si sposta sulle contraddizioni che agitano la nostra società e da qui prendono l’avvio le opere degli anni a venire.  Legnano (Milano), 4 novembre 2016 
INFO: www.museomaga.it email: leonedaperego@museomaga.it

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